Sebbene la si conosca come la radiazione elettromagnetica che fornisce lo stimolo visivo, oggi sappiamo con certezza che la luce ha anche molti altri effetti sull’uomo, sia di natura fisiologica che psicologica. Questa consapevolezza ha portato alla rapida adozione di raccomandazioni illuminotecniche che incorporano elementi di illuminazione incentrata sulla persona, dando così vita al binomio “luce e benessere”.
Uno dei più grandi ostacoli alla produzione dell’illuminazione umanocentrica è lo scetticismo generato dalla poca informazione riguardo i benefici comprovati dalla scienza, ragion per cui è necessario agire per la sensibilizzazione in tal senso.
La capacità innovativa, le competenze integrate e l’attitudine al problem solving fanno del mercato europeo la migliore rampa di lancio di questo settore high tech.
Il fascino dell’argomento “luce e benessere” ha il potenziale per diventare il prossimo grande traguardo nell’illuminazione tecnologicamente avanzata, andando oltre la pura efficienza energetica.
La luce e gli effetti sul ritmo circadiano
Osservando la natura riconosciamo l’esistenza di fenomeni ritmici che abbracciano intervalli di tempo di diversa durata: eventi più lunghi come il letargo o l’alternarsi delle stagioni e quelli più contenuti come il ciclo sonno/veglia o lo sbocciare dei fiori.
Prestare attenzione al nostro corpo ci ha fatto scoprire ulteriori ritmi, molto più brevi e interni al nostro organismo come il battito cardiaco e la respirazione.
I ritmi biologici contenuti nelle 24 ore vengono chiamati circadiani proprio perché la loro durata è di “circa un giorno”.
Come fanno i sistemi biologici a tenere il tempo? Grazie all’incidenza di due fattori:
- interni, costituiti dal cosiddetto orologio biologico che ha sede nell’ipotalamo, e dagli “orologi periferici” situati a livello degli organi. Si individuano infatti ritmi circadiani nel fegato, nell’ipofisi, nel cuore, nei reni ed in molti altri tessuti.
- esterni, la luce e la temperatura
Ascoltare la natura per conoscere se stessi
Il nostro organismo è quindi inserito direttamente nel ritmo circadiano che ruota attorno alla relazione giorno/notte, luce/buio.
Nella fase diurna l’organismo si concentra sulla produzione di energia attraverso una secrezione costante di cortisolo, oltre che di dopamina e serotonina, mentre in quella notturna ci rigeneriamo attraverso il sonno grazie all’ormone della melatonina. Cortisolo e melatonina sono sempre in opposizione, perciò se il primo aumenta, la seconda diminuisce e viceversa: un’alterazione di questo equilibrio genera una disfunzione nel ritmo circadiano dell’organismo, con conseguente alterazione di numerosi processi vitali.
Adotta il ritmo della Natura; il suo segreto è la pazienza.
Ralph Waldo Emerson
“Abbiamo un orologio biologico principale che fa da direttore d’orchestra per tutte le funzioni dell’organismo: si trova nell’ipotalamo (una zona del cervello) e si regola principalmente con il ritmo luce-buio. Accanto a questo, ogni organo e ogni apparato ha un suo ciclo di attività e riposo da rispettare per stare bene”, spiega il cronobiologo dell’università di Ferrara Roberto Manfredini.
Pertanto la luce percepita dalla retina è il principale sincronizzatore del nostro orologio biologico principale (master clock), anche detto “Zeitgeber“, termine tedesco per dire “che dà il tempo”.
Si dice che nella luce ci sia vita, ed è vero, ma essa è anche tempo: ci guida e ci indica la velocità a cui andare, il momento giusto in cui svolgere determinate attività.
Il terzo “occhio”, una scoperta recente
Si è sempre saputo che la luce avesse il potere di influenzare i sistemi, eppure la scienza ne ha avuto la certezza solo in tempi piuttosto recenti.
Soltanto alla fine del 20°secolo, infatti, è stata appurata l’esistenza di un terzo fotorecettore, una sorta di sensore della retina che produce melanopsina, una proteina fotosensibile in grado di inviare segnali direttamente all’orologio circadiano umano. Mentre coni e bastoncelli trasmettono repentinamente i cambiamenti di luminosità, il “nuovo” fotorecettore comunica al cervello se è giorno o notte. É stato dimostrato come il suo funzionamento sia indipendente dalla capacità di visione. Anche nei soggetti non vedenti, infatti, il ritmo circadiano non subisce alterazioni.
Da allora è apparso chiaro che le condizioni d’illuminazione influenzano i nostri ritmi corporei in modo molto preciso.
Tale scoperta ha manifestato in maniera scientifica quello che il grande pubblico già presupponeva e rappresenta un grande passo in avanti che pone le basi per attività di ricerca e sviluppo.
IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA
Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young sono i ricercatori statunitensi che nel 2017 sono stati premiati col Nobel per le scoperte sui meccanismi molecolari che controllano il ritmo circadiano.
Il merito principale di quel premio è stato confermare la scientificità dei ritmi che regolano le funzioni dell’organismo e vincere così i dubbi e le perplessità che fino ad allora avevano condizionato l’argomento.
La Luce che scandisce il tempo
La Luce è lo strumento principale tramite cui regoliamo il nostro ritmo circadiano.
Ecco spiegato perché l’esposizione alla luce al momento del risveglio comporta la soppressione della melatonina e la produzione di cortisolo, determinando un aumento delle prestazioni dell’individuo.
Tale impatto è influenzato a sua volta da altri fattori:
- la quantità: uno stimolo luminoso intenso ha una capacità più elevata di soppressione della melatonina rispetto a una luce più fioca
- il modo: variazioni repentine del livello di illuminazione influenzano la produzione o l’arresto della melatonina.
Per creare il perfetto comfort visivo bisogna quindi prendere in considerazione tre elementi:
- la quantità di luce. Grazie ad una progettazione ben equilibrata si può fare in modo che all’interno di un ambiente non vi siano troppe zone d’ombra che altrimenti comporterebbero l’affaticamento dell’occhio.
- la qualità della luce, per una maggiore definizione dei cromatismi.
- il tono della luce, o temperatura, che definisce le gradazioni di colore percepite.
Illuminazione umanocentrica
Le fondamenta su cui è costruito il concetto di illuminazione umanocentrica sono proprio i ritmi circadiani.
Se è vero che luce e benessere sono un binomio inscindibile, è altrettanto corretto affermare che l’esposizione quotidiana alla luce solare è di fatto ai minimi storici: al giorno d’oggi, infatti, il 90% del tempo è trascorso all’interno di ambienti chiusi. Il passaggio alla luce artificiale molto spesso non ha alcun legame con le condizioni effettivamente sussistenti all’esterno e ciò può implicare una serie di malfunzionamenti del nostro orologio interno con conseguenze sulla nostra salute e sul nostro benessere.
L’impatto della luce sul nostro ritmo circadiano è più potente di qualsiasi droga esistente
Charles Czeisler
Scopo principale della Human Centric Lighting è quello di replicare il più fedelmente possibile il naturale ciclo di buio e luce, attraverso un’illuminazione che sappia assecondare i ritmi biologici dell’uomo.
L’illuminazione umanocentrica si propone quindi di soddisfare simultaneamente tre aspetti fondamentali:
- la capacità visiva
- la sfera biologica
- l’ambito emozionale
Sono quindi diversi i parametri da considerare per un’illuminazione a misura d’uomo:
- l’intensità luminosa; impulsi di luce a livelli di illuminamento elevati sono molto più efficaci nel sopprimere la melatonina rispetto a variazioni graduali.
- la luminanza.
- la temperatura della luce, grazie alla quale possiamo rendere un ambiente freddo o caldo. La composizione spettrale è cruciale nella stimolazione dei ritmi circadiani, poiché la melanopsina reagisce in maniera più sensibile alla luce blu.
- l’abbagliamento, da non sottovalutare mai in quanto causa di “discomfort”.
- la resa cromatica. L’indice di resa dei colori è determinante per lo svolgimento di alcune attività in cui è di fondamentale importanza il corretto riconoscimento dei colori.
Il colore della luce
Tra tutti questi aspetti, è doveroso soffermarci su quell’elemento in grado di influenzare la percezione cromatica, la temperatura della luce. Non tutti i colori della luce, infatti, hanno lo stesso effetto sull’uomo. Sono molti gli studi e le ricerche fatti in questo senso: le lunghezze d’onda blu sono risultate benefiche durante le ore diurne e non adatte nelle ore serali.
Questo avviene perché la luce naturale è continuamente soggetta a cambiamenti di temperatura; in natura la luce calda dell’alba sveglia l’organismo progressivamente, e infatti durante il giorno abbiamo una predominanza di luce blu, con un picco attorno a metà giornata che si aggira intorno ai 5500°K , diminuendo poi con l’avanzare del crepuscolo.
La luce blu
L’esposizione alla luce blu nelle ore serali sopprime la secrezione di melatonina e provoca disturbi del sonno. Al contrario, durante il giorno l’esposizione allo stesso tipo di luce segnala al nostro organismo la produzione di cortisolo e determina un miglioramento delle prestazioni.
Uno studio condotto dall’università di Harvard ha rilevato una capacità addirittura raddoppiata della luce blu rispetto a quella verde nella soppressione di melatonina.
La luce blu, comunemente definita “luce fredda”, è molto presente nel vivere di tutti i giorni: l’illuminazione a LED, la più efficiente dal punto di vista energetico, tende infatti a produrne di più rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza.
Soluzioni a misura d’uomo
La soluzione ai disturbi del ritmo circadiano consiste quindi in una serie di scelte studiate accuratamente per soddisfare le specifiche esigenze dell’uomo. Queste variano non solo in base all’orario ma anche al tipo di applicazione: bisogna quindi adoperarsi per ottenere la giusta luce per ogni fase della giornata e in un ambiente specifico (casa, ufficio, albergo, ospedale, etc…).
“Proper light at the proper time” è infatti ciò che la CIE (Commissione Internazionale d’Illuminazione) raccomanda nella sua dichiarazione riguardo gli effetti non visivi della luce.
L’illuminazione artificiale può potenzialmente avere impatti positivi o negativi sull’uomo, tutto dipende da come viene applicata.
Ciò che è certo è che i benefici introdotti da una progettazione umanocentrica della luce sono scientificamente provati.
Da uno studio del 2015 negli ambienti di lavoro condotto da Lighting Europe con la collaborazione di ZVEI, è stato dimostrato come una progettazione delle sorgenti luminose a misura d’uomo abbia aumentato la produttività del 4,5%, diminuito errori e incidenti del 2% e le assenze del 1%.
IL CONTROLLO DELLA LUCE
Una luce costante e fissa è perciò in completa antitesi col concetto di illuminazione umanocentrica: oltre a non essere confortevole, è responsabile di alcuni effetti negativi sulla salute.
L’alterazione dell’equilibrio circadiano è infatti collegato ai disturbi del sonno e dell’umore ma può anche provocare alterazioni a livello gastrointestinale e cardio vascolare.
Assecondare i ritmi dettati della natura deve perciò diventare un imperativo categorico e imprescindibile. La dimmerabilità e più in generale sistemi di controllo sempre più avanzati possono modulare la luce per una sua distribuzione multidirezionale attenta alla temperature di colore e ai diversi livelli di illuminamento.
La comprensione di questi princìpi cardine ci guida nel bilanciamento della variegata molteplicità di fonti luminose a disposizione nelle case e in generale in tutti gli ambienti interni ed è la chiave di volta per l’arte e la scienza dell’illuminazione.
La cultura della luce
La cultura della luce è un tema che Elesi Luce si impegna da sempre a diffondere sostenendo iniziative volte allo sviluppo di una sensibilità concreta: la promozione di corsi specializzati per affrontare l’argomento a 360° oltre alla collaborazione con associazioni di settore.
Considerando lo sviluppo rapido del settore è fondamentale anche l’aggiornamento interno continuo di qualità grazie a enti internazionali come Elca, Lighting Europe, egualmente impegnate nell’aumento del valore dell’illuminazione. Queste peculiarità rendono Elesi Luce un’azienda al passo coi tempi che annovera tra i suoi valori proprio il benessere generato dalla luce.
La disinformazione che ruota attorno all’argomento fa sì che molto spesso l’illuminazione umanocentrica venga sottovalutata perfino dagli addetti ai lavori: Elesi Luce vuole aiutare a colmare queste lacune e contribuire così alla creazione di una società 5.0: sostenibile, inclusiva e, appunto, attenta al benessere psico-fisico.
La qualità a cui l’azienda ambisce non si limita alla mera individuazione della resa cromatica o della temperatura colore più idonea. Elesi Luce persegue un’ideale più grande in cui la luce è considerata una componente connaturata dello spazio e non, come spesso accade, una parte a sé stante del sistema impiantistico.
Cultura della luce, quindi, per educare ad una concezione più ampia di illuminazione, in cui l’impatto emozionale è in perfetta armonia con le stimolazioni biologiche che essa è in grado di fornire, in una parola: benessere.